correva l anno 2011
Il Molise dei Piccoli Comuni:PROPOSTA :Istituire un Osservatorio Regionale permanete dei Piccoli Comuni
Il Molise dei Piccoli Comuni:come affronterà il nuovo governo la riformadell'accorpamento delle funzioni dei Piccoli Comuni ?
PROPOSTA :Istituire un Osservatorio Regionale permanete dei Piccoli Comuni
I piccoli comuni, la metamorfosi di Apuleio e il Vaso di Pandora-
Il Molise dovrà affrontare un cambiamento di “governance” locale, che modificherà radicalmente gli equilibri esistenti. Le vicissitudini politiche, sia nazionali che regionali, hanno rallentato questo imminente processo di modifica dell'assetto territoriale. Il nuovo esecutivo, il nuovo Consiglio regionale, ed il nuovo assessore con delega agli enti locali, dovranno lavorare alacremente ed in sintonia con i Comuni per trovare un assetto ottimale, che dia non solo ragione ai numeri, ma che sia sopratutto funzionale, in base alle caratteristiche orografiche, di viabilità e dei rapporti già esistenti fra i vari comuni . Basta dire che su i 136 Comuni totali della Regione Molise, 126 sono interessati da questo brusco cambiamento di “governace” locale.
UNIONI DI COMUNI :
Senza entrare nel merito della normativa che regola le unioni di comuni, previste da molto tempo, poi inserita nel testo unico degli enti locali fin dal 2000, questa forma associata di gestion, all'inizio della sua formulazione, prevedeva che dopo alcuni anni i comuni si fondessero in un unico comune, con una incentivazione economica.
Successivamente, pur togliendo il vincolo di fusione, le unioni di comuni sono state considerate una opzione, ed anche dove si sono istituite, hanno gestito ben poca cosa rispetto a ciò che potevano gestire. Molte amministrazioni hanno voluto mantenere deliberatamente un sistema di potere locale, che non ha portato ad un sviluppo armonico e condiviso dei territori , proprio perché non si è passati alla fase di collaborazione operativa.
Se da una parte gli amministratori “pro tempore” hanno snobbato le Unioni di Comuni dall'altra il timore di perdita d'identità ,ha evidentemente condizionato anche i cittadini dei piccoli comuni , inoltre non vi è stato un piano nazionale capace di intervenire con proposte di sviluppo di questi enti, troppo spesso, considerati marginali. Questa forma di gestione associata(le unione dei Comuni) è state sempre recepita come una formula di accorpamento delle realtà istituzionali più deboli e non come una fase di crescita del territorio.
Ad avere maggiore successo sono state altre forme di cooperazione, dai patti territoriali agli accordi di programma , alle convenzioni, quest'ultima utilizzata sia per i servizi che per il personale, essendo forme di cooperazione momentanee e non stabili nel tempo , e soprattutto molto subordinate al potere politico “pro tempore”.
In questi ultimi anni il legislatore è stato mosso da un idea di fondo, “il piccolo è bello, manon conviene”, e partendo da questa convinzione man mano si sono proposte, e varate leggi che sono andate verso questa direzione .